mao and sex

erotNei villaggi occupati dai maoisti la morale era rigidissima: vietato l’alcol (anche fatto in casa), il gioco d’azzardo (grande vizio dei nepalesi), i rapporti extraconiugali. Impensabile la prostituzione. Anche membri dell’Esercito del Popolo furono duramente puniti per atti contrari alla morale. Che cosa succederà ora nella trasformata Kathmandu dove, l’antica timidezza e moralismo dei nepalesi nei confronti del sesso sono progressivamente scomparsi? Le radio private nepalesi e I talk show, come il popolare Saathi Sanga Manka Kura (‘Chatting With My Friend’) sono diventati, per I giovani, un luogo di discussioni sui problemi relativi alla loro vita sessuale.
I costumi, specie a Kathmandu, sono cambiati rapidamente. Negli anni ’80 la polizia tagliava I capelli di forza ai nepalesi cappelloni, negli anni ’90 strappava gli orecchini ai fricchettoni e nei primi anni 2000 picchiava I travestiti che iniziavano a comparire a Thamel. Gli omosessuali erano discriminati duramente e arrestati, oggi uno è nell’Assemblea Costituente.
Nelle discoteche di Thamel i giovani sono, vestiti in maniera più essenziale ma simile a quelli che s’incontrano nelle nostre province. La liberalizzazione dei costumi è stata grande, ma anche devastante.
La prostituzione, un tempo occultata nelle sale massaggi (periodicamente chiuse dalla polizia) o nei tea-shops per camionisti lungo le strade è dilagata a Kathmandu, tant’è che addirittura il Tourism Board ricorda che oltre a visitare templi e pagode non bisogna dimenticarsi di prendere “a drink at one of the local dance bars, where beautiful Nepali belles dance”.
Decine di squallidi locali (frequentati per la verità al 90% da nepalesi e indiani) hanno riempito la già triste area commerciale e turistica di Thamel, sostituendo i vecchi e artigianali “massage”. Nelle strade della periferia centinaia di “Bars” di livello più basso (se possibile) si distinguono nella notte per i colorati addobbi stile natalizi.
Una prostituzione d’alto profilo, riservata ai diplomatici e funzionari UN, è attiva nei grandi hotelse nei nymeorsi casinò. Su internet compare qualche pornosito nepalese.
I livelli, l’organizzazione e i numeri sono sensibilmente inferiori a quelli Cambogiani o Thailandesi ma è un fenomeno molto stridente con la vecchia immagine di Kathmandu e con l’antico carattere dei nepalesi che arrossivano quando chiedevi di tradurre una parolaccia.
Il nuovo governo dovrà affrontare anche questo problema, fino ad ora tollerato con la scusa del conflitto. Dovrà scontrarsi con le potenti mafie dei Manangi, Tamang, Tibetani che controllano questi locali. Dovrà affrontare la nuova prostituzione che non è più solo traffico d’esseri umani dai villaggi del Nepal verso Mumbai o Calcutta (si parla di 5.000 donne all’anno) ma anche nella capitale e su internet.
Fenomeni su cui, in Nepal come in Cambogia o Thailandia (dove ora la prostituzione è meno visibile perchè più ricca e strutturata), si discute da anni, con ipocrisie giganti. Come altre questioni drammatiche anche l ”human trafficking” è diventato una fonte di lavoro per “esperti” e “consulenti” internazionali.
 Sono stati prodotti migliaia di rapporti e studi e fatti centinaia di convegni tant’ è che anche i potenziali beneficiari sono stanchi di sentire parlare di loro. “But why, then, the reluctance on the part of the villagers to talk about it? For years, an abundance of NGOs and government agencies–supported by powerful foreign donors–have launched programmes to help the girls from Nepal who have been trapped in India’s booming sex industry” scrive in un articolo un antropologa nepalese. Ma tutto è rimasto uguale, anzi è aumentato il traffico.
Un altra intelligente studiosa focalizza il problema, scrive Helen Sherpa, “the girls come to Kathmandu and earn money, are given nice clothes, make up and a mobile. If rescued and returned to their villages they end up scouring the hillsides for firewood in a life of unremitting drudgery. And if they come to us many organisations offer training that leads to menial work.” In sintesi, anche in Nepal, sono cambiati I valori e il possesso di telefonini e bei vestiti rompe tradizioni ed etiche.
Come in Cambogia, dove la guerra e le distruzione morali dei Khmer Rossi e la seguente invasione pacificatrice delle NU hanno sconvolto, anni orsono, i sistemi di valori tradizionali non è possibile, se non con l’abituale ipocrisia e pelandronaggine di tante ONG e UN, proporre a una ragazza che guadagna 100 dollari al giorno prostituendosi di andare a fare la sartina o la cameriera guadagnandone 20 al mese (con corsi, consulenti, e meeting preparatori che costano agli organizzatori 100 volte tanto). Quando con i soldi che guadagna, senza essere nemmeno socialmente malvista, deve mantenere figli, padri, madri e sorelle al villaggio.
 
Intanto in Nepal, anche e giustamente, la comunità Badi (in cui le donne per tradizione fanno le prostitute), protesta e i membri maschili hanno sfilato, qualche mese fa, mezzi nudi per Kathmandu.
Anche loro che scelte hanno se non sono neanche riconosciuti come cittadini e privi, dunque, dei diritti discendenti dalla cittadinanza.
 

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