il sorriso della Kumari: una risorsa

 Si è concluso il grande festival di Rato (Rosso) Machendranath, il Dio Indra per i Newari di Kathmandu, gran Controllore delle Pioggie del Monsone. Un grande carro da due mesi gira per la Valle per compiere qualche decina di chilometri da Bungamati a Patan. nell’antica capitale della Valle, la Kumari accoglie la divinità e i governanti per sancire il legame fra divino e terreno. Un tempo erano i sovrani, oggi i nuovi eletti rappresentanti del popolo. Il trittico si è presentato al gran completo: il Presidente Ram Baran Yadav (3° da sinistra), il Vice Presidente (super contestato) Parmananda Jha (2° da sinistra) e l’inossidabile Primo Ministro Girija Prasad Koirala, che sta intrigando per una nuova riconferma. Gli ingenui maoisti continuano a sbraitare e a porre condizioni ma, per ora, nessuno li ascolta. Rimane aperta la grande questione del Capo del Governo che la cui soluzione si preannuncia molto laboriosa. Grande partecipazione di folla a conferma che tradizioni e feste sono sempre amate dai nepalesi. Negli ultimi giorni è saltata fuori un’altro elemento unificante, l’antipatia per l’India. Un atteggiamento sempre presente che ogni tanto esplode come nel 2001 quando le dichiarazioni negative di un attore indiano sul Nepal, fecero scoppiare una sommossa con 8 morti e decine di negozi indiani distrutti. Oggi è stato il discorso ufficiale del Vice Presidente, pronunciato in Hindi, che sta scatendando proteste in tutto il Nepal. Gli studenti di Kathmandu in perenne stato d’agitazione hanno aggiunto alle proteste contro gli aumenti dei trasporti pubblici (che in realtà sono privati) quelle contro Parmananda Jha a cui è stato impedito di raggiungere il suo ufficio. Decine di manichini a sua effige sono stati bruciati.

 

 

Presidente e Vice presidente, Primo Ministro

Vice presidente, presidente, primo ministro

 La ragione per cui ha pronunciato il discorso d’investitura in Hindi non è chiaro (se non che la sua testa è simile a quella di Bossi) e ciò ha rafforzato i sentimenti anti-indiani e nazionalisti già smossi dall’elezione a due delle più alte cariche dello stato di esponenti Mahadeshi, cioè nepalesi d’origine indiana. Tanto più che la madrelingua di Jha è il Maithili e nel Terai solo lo 0.05 degli abitanti parla Hindi. I nepalesi lo conoscono perchè è lingua franca nelle soap opera e nei films trasmessi dalle televisioni.

Lo spettro di un annessione strisciante (stile Sikkim anni ’60) si ripresenta nei commenti dei giornali e la gente ribadisce che gli indiani si sentono superiorri, trattano malissimo i migranti nepalesi in India, continuano a comprare terre, fabbriche per sfruttare la monodopera a basso costo e esportare i profitti in India. La poca fiduzia nei governanti aumenta quando il nuovo ambasciatore indiano Rakesh Sood sembra dirigere la strategia politica, intrigare nuove alleanze con una presenza costante nei palazzi del potere

Le giustificazioni del Vice Presidente: Hindi has become indispensable for us ,” ha dichiarato, “for the glory of the region and people I represent and also as per the policy of my party Madhesi Janadhikar Forum I had taken the oath in Hindi.” Intanto il caso è finito alla Suprema Corte.

La “relazione speciale” fra i due paesi non è, comunque, servita a evitare il blocco delle esportazioni di petrolio che ha prosciugato il Nepal di benzina malgrado l’aumento di circa il 30% (da 75 a 100 Rupei=1 euro) e, di conseguenza, i prezzi del diesel cherosene e bombole di gas per cucinare (da 900 a 1200 rupie). Aumenti non sufficienti per rimettere in piedi la NOC (Nepal Oil Corporation) in costante debito con l’India. Per fortuna fa caldo, ma per l’inverno si preannunciano altri rincari. Poche le proteste perché la gente, chi poteva, comprava già al mercato nero.
Nè gli investimenti indiani hanno favorito la crescita del 
reddito procapite annuo, che, secondo un ultima stima, rimane sul desolante USD 470, con divari enormi fra la capitale e il reddito di mera sussistenza dei villaggi.

In queste condizioni sperare nelle tradizioni e nel sorriso di una bambina può essere una risorsa per il Nepal.la kumari di bungamati (1998)

La Kumari di Patan

A Bakhtapur si sta scegliendo, secondo tradizione, la Kumari una delle 11 che emanazioni della Dea Madre che proteggono gli abitanti originari della Valle di Kathmandu, i Newari divisi e sincretici fra buddhismo e induismo tantrico.
La più importante, e un tempo venerata, è la Kumari Reale di Kathmandu che riceveva popolo, ministri e sovrani nella sua splendida Ghar (casa) a Basantapur. Oggi ci si interroga sul suo futuro e sul perdurare del rito antico che la voleva conferma divina, in occasione dell’Indra Jatra, del potere del sovrano l’apposizione del simbolo rosso della tika. Una conferma alla dinastia direttamente dall’emanazione di Kali Durga, la dea-madre.
La sua storia è singolare, affascinante e crudele. Esce dalla sua dimora, Kumari Ghar a Basantapur, solo in rare occasioni, la più importante è la grande festa dell’Indra Jatra, che saluta e ringrazia la pioggia dei monsoni. Il sovrano s’inchina davanti alla Bambina Sacra, come fece il fondatore della dinastia Pritvi Narayan Shah nel 1679, per poter essere riconosciuto dai Newari di Kathmandu legittimo sovrano.
La Dea Bambina è trasportata su un carro di legno e sembra che l’intera città voglia abbracciarla. E’, forse, la festa più bella e partecipata della Valle. La Bambina rappresenta l’energia (Shakty) che dà vita al cosmo, la fonte della vita cioè la Madre Terra, è la Dea Madre che per gli induisti è Kali, Durga, Taleju, Bhavani e per i buddhisti Vajra Yogini, Vajra Devi, Tara, etc.
Il suo processo di selezione è complesso ed avviene nel grande Tempio di Taleju che chiude a nord la Piazza. La Bambina selezionata fra le famiglie sacerdotali di Patan deve avere i 32 segni della perfezione “2 occhi scuri ed allungati, capelli neri come le ali di un corvo, mani e piedi piccoli come conchiglie…”, non avere paura del sangue e non avere ferite o segni sul corpo. Regnerà fino alle prime mestruazione quando lascerà il posto ad un’altra bambina.
 fra una vita isolata e il ritorno fra la gente, come la sua infanzia, straordinaria nelle vesti di una Dea, si fosse, in parte, perduta.

Incontrai Prem Shakya, che fu Kumari dal 1984 al 1991, mi raccontò quanto fosse traumatico il passaggio fra una vita isolata e il ritorno fra la gente, come la sua infanzia, straordinaria nelle vesti di una Dea, si fosse, in parte, perduta.
C’è da dire che Sajani Shakya, ex-Kumari di Bakthapur, sta già vivendo l’oggi: è stata in USA durante un  contestato viaggio che ha fatto fremere gli ortodossi. Mentre la Corte Suprema, spinta dai membri della onnipresente “società civile”,  ha contestato la figura anti-femminista della Dea. Gran parte dei kathmanduties la ignorano solo i grupponi dei turisti continuano a fotografarla. Se un tempo la gente pagava per farsi toccare il capo e ricevere una tika beneagurante, oggi si discute, blandamente, sulla sua attualità, anche se, penso, nulla cambierà nel suo ruolo: è rimasto l’unico simbolo vivente e regnante del Nepal della tradizione.
Poi il sorriso di una bambina è sempre necessario.
 

 

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