Olimpiadi movimentate

 I cinesi, forse, stanno pentendosi di esser stati scelti per organizzare le Olimpiadi: terrorismo, proteste da mesi in ogni angolo del globo, nebbia inquinata. Ma le Olimpiadi stanno creando turbolenze ovunque.

In Nepal, campione del casino, una rissa fra i due Comitati Olimpici (uno maoista) ha salutato la delegazione alla partenza. They even tried to bar Education and Sports Minister Pradeep Nepal and his wife. The protesters claimed that half of the 36-member delegation were unrelated with sports. Un altro gruppo, led by NSCEA President Narayan Dev Rana, staged protests at the Ring Road and were involved in the scuffle with the police, who baton-charged to disperse them.               L’accusa su 36 membri gli atleti sono solo 8, gli altri i soliti raccomandati. Praticamente nulle le speranze di qualche risultato, l’uomo di punta è il campione asiatico Deepak Bista, di Taekwondo. Altri sport: il nuoto, ciclismo, pesi. 

Dopo continue manifestazioni e  proteste dell’ambasciatore cinese Zheng Xianglin, stanco di avere quotidianamente sotto casa centinaia di persone incazzate, l’amministrazione locale di Kathmandu ha deciso d’impedire ogni assembramento presso l’ambasciata.  La risposta un sit-in di monaci e  tibetani presso l’antico stupa di Chubahil (con altri 600 arresti e scontri con la polizia), l’annuncio di uno sciopero della fame (lo stesso sta avvenendo a Delhi). Tante chiacchiere sulla richiesta dell’ambasciatore di “proteggere” l’ambasciata,  evento che rientra nella consuetudione diplomatica in ogni latitudine: intervento della polizia a Londra per Zimbawe e Mexican Embassy, Washington per Sudan embassy, Bolivia per USA embassy, vietate le manifestazioni presso l’Ambasciata cinese di Parigi, etc.). Non risulta, inoltre, che la polizia nepalese sia stata particolarmente violenta e, comunque, in linea con le polizie di tutto il mondo, compresi i paesi in prima linea della difesa dei “diritti umani” (USA; Italia, Spagna, etc.) Non sono stati segnalati eventi neppure lontanamente paragonabili con quelli avvenuti alla caserna Diaz a Genova o nelle strade di Los Angeles, New York, Bombay, Mosca o Gaza.

 Deve essere, inoltre, ricordato che il Nepal non se la sta passando bene e che i diritti umani (se comprendiamo anche quello alla sopravvivenza) non sono mai stati garantiti. La gente non ha più gas né cherosene per cucinare e, sempre a causa delle Olimpiadi, oltre 150.000 persone nelle aree settentrionali dei distretti di Sankhuwasabha, Taplejungni e Gorkha sono alla fame perché non possono acquistare beni di prima neccessità nei mercati tibetani (più accessibili) a causa della chiusura dei posti di frontiera con il Tibet (decisione cinesi per evitare infiltrazioni).

  Se vediamo le cose dal punto di vista dei nepalesi (come scritto in altri posts sul Tibet), l’opinione generale è Lot of injustices are taking place in the world. Tibetians are not the only one. We have helped Tibetians all long for last 40 years. They should not use our land against our neighbors. The point here is why do we have to bother about Tibetians cause, and specially, why against Chinese?
China has always been a good neighbor to Nepal. Although I am tilted towards being a Pro-Indian, but the truth is China has been a better neighbor than Indians for us. Chinese have never interfered, good or bad, in our political decisions. 

  Vedere il punto di vista degli altri (compresi i cinesi) è sempre utile e favorisce una bella frenata alla demagogia e alla propaganda. Come sempre pochi ragionano e uno di questi è il Dalai Lama che ribadisce un concetto semplice: la Cina deve fare il suo percorso come tutti i paesi del mondo (fino a 20 anni fa giravano tutti in divisa), le Olimpiadi favoriscono l’apertura al mondo ( e già tanti cinesi con petizioni e articoli conquistano spazi anche per il Tibet), solo il lento dialogo e rapporti con Pechino potrà migliorare le condizioni socio-economiche dei tibetani in Tibet (che sono il maggior motivo di scontento).

  Quindi tanta demagogia, sfogo di rabbia, paroloni servono a poco. Lo spolvero demagogico dei diritti umani raggiunge, poi, l’apice nel Bel Paese con l’andata e ritorno della Meloni (?) proprio mentre il suo compare Alemanno difendeva i diritti umani, sparlando di una legge che impedisse ai poveracci di raccattare qualche scarto dalla spazzatura. Scampoli di visibilità sul carro olimpico la cercano un po’ tutti: Pannelli, sindaci e sproloquianti. Si aggrega anche Action Aid come sempre abilissima nella stampa e propaganda.   Una grancassa che non muove una virgola, se non per qualche ingenuo: tutti i leaders politici mondiali in coda per entrare allo stadio e i difensori dei diritti umani alla questua dagli stessi politici per qualche soldo ai giornali e radio di partito o alle rispettive ONG.

  A livelli più alti (USA e UE) forse, la grancassa si suona, anche, perché la Cina (più dell’India corteggiata da Bush) oltre al potere economico, rivendica anche un peso politico primario nei vari WTO, G8 etc. e non accetta di sottostare alle regole delle potenze economiche tradizionali; evento che, data la crisi economica in Occidente, può infastidire. Vedi “A Partnership of Equals, How Washington Should Respond to China’s Economic Challenge.C. Fred Bergsten From Foreign Affairs, July/August 2008.”

  Proviamo a vedere le cose dal punto di vista dei cinesi. Nel luglio 2001, migliaia di cinesi salutarono a Tiennanmen, fra fuochi artificiali, bandiere, macchine strombazzanti, la decisione del CIO di svolgere i giochi in Cina, il Presidente Jiang Zemin dichiarò “Winning the host rights means winning the respect, trust, and favor of the international community,” e, anche, per la gente normale ciò significava un riconoscimento degli enormi cambiamenti del proprio Paese e della sua entrata nel mondo”normale”.             Hanno speso 16 miliardi USD per contrastare l’inquinamento, bloccato fabbriche e automobili e sono stati anche sfigati perché non è piovuto. Milioni di persone hanno lasciato a casa l’auto.

  Ingenui sforzi per soddisfare i difensori dei diritti umani: The city recently announced three parks, one in the vicinity of Beijing’s diplomatic compounds, will be legitimate places for airing different opinions. I giornali pubblicano ogni messaggio positivo che viene dall’estero International Olympic Committee president Jacques Rogge lauded China on Thursday for its extraordinary efforts to tackle pollution. Mi sembra che siano tutti segnali di un movimento e un attenzione verso punti di vista diversi dai propri. La strada maestra per migliorarsi. La stessa attenzione dovrebbe venire da Occidente, considerando che per la gente cinese questo evento segna la fine dell’isolamento e un giusto orgoglio nazionale. Ridurlo o attaccarlo rischia di rinforzare il nazionalismo (politico e popolare) sempre sottostante e, dunque, chiudere spazi.

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