Dhan Kuma Rai… e chi lo conosce

53 anni, ingegnere aeronautico, accusato di tradimento dal regime bhutanese nel 1990, finito in prigione per 17 anni a Chemgunj, consegnato dalla polizia indiana (grandi protettori del regime), forse torturato, praticamente impazzito.
Una storia che fuoriesce dal simpatico paese del Drago, il Bhutan; tanto simpatico che anche le veline degli Human Rights preferiscono andarci solo per turismo o a propagandare il Gross National Happiness, (GNH); l’ indicatore della salute di una nazione al posto del più materiale Gross National Product (GNP), il nostro Prodotto Interno Lordo. Invenzione del regime patriarcale bhutanese. (vedi post: I Dimenticati)
Il povero Dhan Kuma si era impegnato nel Bhutan People Party diretto al riconoscimento dei diritti della minoranza Nepali-speaking ethnic Bhutanese Non ha avuto molto successo poiché 150.000 bhutanesi d’origine nepalese (magari residenti da generazioni) sono stati espulsi e languiscono da 18 anni nei campi profughi intorno a Jhapa (circa un migliaio nell’ultimo anno ha approfittato dell’offerta del governo USA per una green card).
Si è trattato di una delle più riuscite pulizie etniche del mondo, visto che il governo bhutanese è riuscito ad espellere 150.000 persone, sequestrare le proprietà senza reazione da parte della comunità internazionale.
Nessuno si è mosso, le Nazioni Unite come buone dame di carità hanno assistito i profughi ma non sono riusciti a smuovere di un centimetro neanche il potentissimo Regno del Dragone e a fargli rispettare i così tanto fashonable diritti umani.

 

 

 

 

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