L’Out-Let della cooperazione internazionale: i Millenium Development Goals (MDGs)

mdgNon è mica del tutto vero che la maggioranza dei funzionari delle Nazioni Unite (UN) sono raccomandati con stipendi d’oro e fancazzisti, che il rapporto fra soldi investiti (le nostre tasse) e risultati è desolante (anche perché una minima parte, stimata nel 5%, raggiunge i beneficiari), tranne qualche intervento nelle emergenze. Anche nelle UN ci sono dei geni, almeno nel marketing.
Pochi sanno, e quelli che lo sanno se ne fregano, che le UN (in concorrenza con i Santi della chiesa) hanno creato una riga di International Day, ben 91 all’anno (uno ogni quattro giorni): the World Water Day on March 22, World Environment Day on June 5, Condom Day on 18 October, World AIDS Day on December 1 and International Human Rights Day on December 10 are marked to raise awareness of the respective issues. International Women’s Day on March 8, November 25 is marked as International Day for Elimination of Violence against Women, May 3 is celebrated as the World Press Freedom Day and May 17 as the World Information Society Day and November 21 as World Television Day, UN Peacekeepers Day (May 29) and UN Public Service Day (June 23), International Mother Language Day on February 21 and International Day for the Elimination of Racial Discrimination on March 21, the Week of Solidarity with the People Struggling against Racism and Racial Discrimination from March 21 to 28, Week for Solidarity with the People of Non-Self Governing Territories (May 25-June 1), World Maritime Week (last week of September), World Space Week (October 4-10), Disarmament Week (October 24-30) and the Week for Solidarity with People Struggling against Racism and Racial. La loro utilità è nulla se non una buona occasione per una mangiata e un bel discorso. tutti al lavoro
Ma il vero genio (o i geni) è quello che ha inventato i MDGs (Millennium Development Goals), una serie di obiettivi (spalmati in 448 interventi) per ridurre povertà, malattie, infelicità, bruttezza, morte e guerra. Chi è fuori dal coro (cioe chi non sta ruminando nella greppia delle UN e affini) li ha i giudicati confusi, privi di riscontri, irrealizzabili, frammentati. Per vedere la pubblicità: http://www.un.org/millenniumgoals . Some goals cannot be met, others cannot even be measured. Poor countries collect no reliable numbers on deaths from malaria or from childbirth-although the goals are helping to stir a welcome interest in generating better figures. And sometimes what is measured (number of children enrolled in school) is not what counts (the number who learn anything). Scriveva l’Economist nel 2007 
Ma l’operazione non aveva lo scopo di portare qualche beneficio ai più poveri del pianeta (come del resto la maggioranza delle attività delle UN) ma di creare le condizioni per giustificare nuovi flussi di finanziamenti per mantenere la struttura e le mafie collegate.
Un’operazione di marketing sostenuta da promozioni pubblicitarie, conventions, giornalisti foraggiati, giochi, fumetti, siti. In cui vi è un committente (l’industria grande e piccola della mdg2cooperazione, un target (i consumatori che donano con tasse ai governi o con donazioni private) e un prodotto (tanta povera gente). Per vedere gli strumenti di marketing e il business: http://www.mdgmonitor.org/; http://www.unmillenniumproject.org/goals/index.htm; http://mdg.onlinegeneration.com/en/home/; e altri. Nelle foto tutti al lavoro per raggiungere i MDGs.
Tutto questo battage, inoltre, consolida e autoreferenzia metodi, strumenti e principi della cooperazione internazionale che si sono dimostrati inefficienti e, spesso, divergenti dai bisogni dei beneficiari.
Molti studiosi, sostengono, che l’enorme flusso di finanziamenti iniziato nel 2000 (circa USD 72 miliardi all’anno), con l’inizio della pubblicità MDGs , ha portato pochissimi risultati concreti nelle economie e sistemi politici dei paesi beneficiari. I miglioramenti sono stati nulli (o per certe componenti negativi) in Africa mentre gli unici paesi in cui qualche obiettivo è raggiungibile sono quelli dell’Asia, dove la crescita è stata sostenuta dal mercato (India, Cina, Thailandia, Viet-Nam, le Tigri) dove gli aiuti internazionali sono stati, da sempre, minimi.mdg-fin-nardos
La stessa Unione Europea in un recente Rapporto  in Africa staying behind because little has been done to ensure aid programs are drawn up better to address specific problems they face.It also urged donors to start drawing up aid goals beyond the 2015 target, warning that many of the poorest countries will not be able to meet the goals in seven years time.
Malgrado ciò l’industria della cooperazione (UN e INGO) continuano a chiedere soldi mascherando i loro interessi diretti (finanziamento delle rispettive organizzazioni) con il ritardo nel raggiungimento degli obiettivi.
Dai giornali si legge che “Nelle ultime settimane da parte delle organizzazioni non governative italiane è stata fatta un’azione di pressione presso il governo italiano per trasferire maggiori fondi per la cooperazione allo sviluppo italiana” (cioè a loro stesse).
“In realtà, le grandi Ong, ben lungi dall’opporsi sistematicamente agli attori pubblici istituzionali e ai loro metodi, collaborano strettamente con loro, con forme complici di interdipendenza, fino a diventare in taluni casi addirittura il prolungamento della politica dello stato “con altri mezzi“. Scrive Marc-Olivier Padis e Thierry Pech su Le multinazionali del cuore (Feltrinelli ed.)
Il “sistema della cooperazione” tiene, dunque, duro per rastrellare soldi e automantenersi anche se ” Nel caso dell’Africa, il numero di persone costrette a vivere sotto la soglia della povertà è aumentato di 140 milioni tra il 1990 e il 2002. Uno dei fallimenti più clamorosi degli MDGs, è il divario crescente nei paesi del Sud del mondo tra una minoranza di benestanti sempre più minoritaria e un esercito indistinto di miserabili.
“I vantaggi della crescita economica nei paesi in via di sviluppo non sono stati distribuiti in maniera equa” sottolinea il rapporto Onu. “Tra il 1990 e il 2004, la ricchezza nazionale del 20% della popolazione più povera è calata dal 4,6% al 3,9%”.
Scriveva il 10 luglio 2007, Le Monde, in un articolo titolato “Pauvre Monde“.
Bisognerebbe interrogarsi, si domanda il dirigente pentito della Banca Mondiale William Easterly (I disastri dell’uomo bianco. Perché gli aiuti dell’Occidente al resto del mondo hanno fatto più male che bene -Bruno Mondadori ed.) perché l’Occidente “abbia speso 2300 miliardi di dollari negli ultimi 50 anni, senza riuscire a fornire ai bambini medicine da venti centesimi di dollaro che avrebbero permesso di prevenire metà di tutte le morti infantili da malaria o dare i tre dollari a ogni neomadre per prevenire cinque milioni di decessi neonatali”.
Libro e critiche che fanno il paio, fra le molte,  con quelle espresse dall’altro pentito della Word Bank Joseph Stiglitz, premio Nobel e Guru morbido dei No-Global.
Easterly ricorda che i MDGs non sono il primo grande piano messo sulla carta dai burocrati degli aiuti internazionali: nel 1990 la grancassa dell’ ONU ha suonato (come i tamburelli delle INGO) per raggiungere l’accesso universale all’educazione entro il 2000; nel 1977 per assicurare l’accesso all’acqua entro il 1990, etc.

Easterly dice, in sostanza, che gli aiuti sono giusti e doverosi ma sono male utilizzati dalla burocrazia della cooperazione, in cui prevalgono i Pianificatori, personaggi a metà fra un burocrate breznieviano e Fantozzi, ma con lo stipendio di un manager dell’Alitalia. “I Pianificatori elevano le aspettative ma non si assumono le responsabilità di soddisfarle; I Pianificatori stabiliscono cosa fornire, i Cercatori cercano di scoprire cosa serve; i Pianificatori applicano ricette globali, i Cercatori adattano gli interventi alle condizioni locali; i Pianificatori non s’interessano di quello che avviene alla base né se quello che hanno programmato ha soddisfatto i bisogni. Un Cercatore crede che solo chi vive il problema dall’interno abbia le conoscenze necessarie per trovare una soluzione”. Non è facile trovare cercatori nel gran circo della cooperazione internazionale.
Discorsi che abbiamo fatto, in piccolo, quando si parlava nei posts precedenti delle malpractices delle ONLUS (vedi tage di come sembra che le INGO, che dovrebbero rappresentare, un approccio diretto ai bisogni delle persone stiano replicando le grandi agenzie, conformandosi agli usi e costumi negativi. (come scrivono Anthony J. Bebbington, Sam Hickey and Diana C. Mitlin, Can NGOs Make a Difference? The Challenge of Development Alternatives).
Fa, dunque, pena leggere (su un sito di una di queste, aggiornato a metà settembre) un unico progetto (anche sensato) per assistenza a 50 mamme sieopositive: Il progetto concorre al raggiungimento degli obiettivi nazionali dello Zambia per quanto riguarda la lotta alla diffusione di AIDS e HIV: prevenzione del virus tra madre e figlio; consulenza e test volontario; supporto a orfani e vulnerabili. Contribuisce inoltre agli Obiettivi del Millennio (Millennium Developmente Goals, MDG), in particolare: ridurre la mortalità infantile (MDG n°4); migliorare la salute materna (MDG n°5); combattere AIDS e HIV (MDG n°6).
Poveri coatti, come quelli in coda la domenica pomeriggio per andare agli out-let.
Rimane comunque interessante approfondire la moda dei MDGs e il brand che hanno creato e che tutti, (come i fabbricanti cinesi di firme contraffatte) infilano nei loro prodotti. E cercare di comprendere se una delle più imponenti e dispendiose campagne pubblicitarie del mondo porterà vantaggi solo all’industria (grande e piccola) dell’assistenza allo sviluppo o se qualcosa arriverà ai tanto sbandierati beneficiari.

2 risposte a “L’Out-Let della cooperazione internazionale: i Millenium Development Goals (MDGs)

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