Ultimo decennio: 1, 3 trilioni di dollari spesi per i poveri nel mondo….

Nello scorso post abbiamo letto che la povertà persiste, anzi in alcune aree aumenta, malgrado siano stati spesi (fra tasse e donazioni) circa USD 1,3 trilioni nell’ultimo decennio (130 miliardi nel 2010), da quando è partita la grancassa dei MDGs. A questa massa di denaro, investita dagli stati (le nostre tasse), si deve aggiungere qualche decina di miliardi di dollari proveniente dalla donazioni private. Questo flusso di soldi fluisce verso i governi dei paesi poveri, le organizzazioni internazionali, il sistema delle ONG (circa il 15%). Si calcola che fra stipendi, consulenze, spese di struttura, acquisti nei paesi donatori circa il 55% rimanga dove è partito.

I risultati sono penosi se comparati all’investimento, la povertà aumenta nelle aree escluse dalla globalizzazione e dal libero mercato e tutti gli indici (salute, istruzione, sicurezza, discriminazione) migliorano solo grazie alla diffusione delle tecnologie e delle conoscenze (dove queste arrivano). Metà del mondo vive ancora con meno di 2 dollari al giorno. Le ragioni della scarsa efficienza dell’industria dell’assistenza internazionale sono riassunte dal Pilot Aid Transparency Index 2011. Il rapporto segnala la mancanza di trasparenza e di efficacia degli aiuti internazionali (dove vanno a finire i soldi e come sono utilizzati) sia del settore pubblico (Official Development Assistance) che privato (poiché riceve parte dei soldi dall’ODA).

Negli anni gli attori hanno cercato di fare un po’ di propaganda con una serie di summit e proclami ( Parigi-2005; Accra 2008 e il roboante 4th High Level Forum on Aid Effectiveness (?), Busan in Novembre 2011) per pacificare i tax payers che sembrano sempre meno fiduciosi sulla qualità degli aiuti internazionali. Il Rapporto dice che è stata la solita carta patinata, tutto è rimasto uguale. Gli interessi fra donatori e beneficiari istituzionali sono troppo forti e si possono riassumere: noi vi diamo i soldi ma lasciateci stare in pace a non fare un cazzo, voi li prendete e fatene quello che volete, così abbiamo aiutato i poveri.

Il rapporto spiega tutto questo in modo più chiaro e segnala che senza trasparenza non vi è possibilità per nessuno di controllare e valutare l’efficienza degli aiuti internazionali, come scrive lapidario: “Without this fundamental first step all the other aid effectiveness objectives become harder, if not impossible, to meet”. Nessuna organizzazione internazionale raggiunge gli standard minimi e l’Italia s’infila fra gli ultimi posti. Questi dati confermano quanto abbiamo scritto e segnalato in questo Blog, anche in Nepal, dove arriva USD 1 miliardo all’anno, neanche il Ministero delle Finanze, scrivono i giornali, sa dove questi soldi vanno a finire.

L’Italia è in fondo alla classifica della trasparenza negli aiuti internazionali. Parte dei finanziamenti elargiti dal Ministero degli Esteri sono fatti senza delibere specifiche, non prevedono bandi pubblici e, si sospetta, che arrivino a chi è più ammanigliato. Perciò gli sprechi sono all’ordine del giorno, basti pensare che per valutare (internamente) otto progetti sono stati spesi euro 718.000. Nel 2011 gli aiuti ufficiali italiani sono stati circa euro 240 milioni. Parte sono finiti come contributi obbligatori alle Organizzazioni Internazionali (PAM, UNICEF –che raccoglie soldi anche come ONLUS-, UNRWA, etc), il 50% per prestiti, 25 milioni sono finiti alle ONG italiane.

Abbastanza curioso che una parte di fondi destinati ad “aiutare i poveri” siano finiti per mantenere in piedi istituti prossimi al fallimento (magari un tempo prestigiosi) come l’Istituto Italo Latino Americano (euro 1,5 milioni). Alloggiato in 3.000 metri nel centro di Roma prima che i soldi per i lussi (malgrado il contributo) finissero e l’Istituto sia stato obbligato a spostarsi in locali più modesti. L’istituto organizza conferenze, mostre, presenta libri e fà formazione tutte attività che dovrebbero autosostenersi nel mercato. Sembra sulla stessa strada dell’’ISIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente), fra l’altro fondato dal mio eroe Giuseppe Tucci, da poco commissariato, perché nella pessima gestione è riuscito ad accumulare perdite fra 1 a 3 miliardi di euro (neache si sà precisamente quanto). In questi istituti, pagati dai contribuenti, vengono messi in rimessa (pagata) ambasciatori, accademici e loro parenti.

Mi perdo un attimo fra questi enti parapubblici, su cui sarebbe utile che Monti mettesse su’ un’altra Task Force per verificarne la gestione e l’utilità, perchè un lettore del Blog mi segnala la Società Dante Alighieri (qui i bilanci sono secretati) dove l’ambasciatore Bruno Bottai ha nominato con una bella lettera un residente italiano come Presidente della locale Associazione a Kathmandu, “ambasciatrice della lingua italiana nel mondo”, suscitando, conoscendo il nominato, una monsonica ilarità. Infatti, mi segnalano i lettori, il soggetto, già con qualche problemino in Italia,è adesso piantonato all’ospedale per una tentata truffa (permessi di lavoro in Italia) ai danni di una ventina di nepalesi. Si è tenuto i soldi e anche i permessi. Fatto curioso che la moglie, Presidente della ONG Help Nepal (a proposito di trasparenza) è stata anch’essa arrestata (in questo caso per traffico di patenti false) e che la stessa ONG ricevesse ingenti finanziamenti dalla ONLUS italiana Aiutare i Bambini. già conosciuta in Cambogia. Ma lasciamo le ONG per la prossima puntata.

11 risposte a “Ultimo decennio: 1, 3 trilioni di dollari spesi per i poveri nel mondo….

  1. Ciao Enrico, sei stato profeta sulla malegestione dei fondi del Ministero degli Esteri destinati alla cooperazione allo sviluppo. E’ di oggi la notizia della Truffa alla Farnesina:
    Una truffa ai danni della Cooperazione allo sviluppo che permetteva di percepire indennita’ di missione piu’ alte, con un danno stimato in un milione e 600mila euro: e’ quella scoperta dalla Guardia di Finanza in collaborazione con il ministero degli Esteri e che ha portato alla denuncia di 29 consulenti esterni della Farnesina.
    Le denunce presentate dal nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Roma riguardano i reati di truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. Si tratta di professionisti non appartenenti al ministero, per lo piu’ ingegneri e agronomi, che avevano eseguito missioni in Paesi critici e a rischio nell’ambito della Cooperazione.
    Anche questi erano soldi conteggiati fra quelli detinati ai “poveri nel mondo”, e anche su questi ci sarà un responsabile che ha autorizzato i pagamenti.

  2. Come il sistema partitico è fallimentare e crea problemi ai beneficiari così il sistema della cooperazione pubblica e privata è inefficace e spesso corrotto. Poi, all’interno del sistema, una piccola percentuale lavora seriamente ma è il complesso che non funziona.
    Qualcuno mi scrive dicendo che tutti quei soldi investiti negli aiuti internazionali qualche beneficio l’avranno portato ai beneficiari, sicuramente, come se mia nonna getta diecimila euro dalla finestra qualcuno avrà qualche soldo in più.

  3. La cosa che mi sorprende e che le Associazioni citate, Dante Alighieri e Aiutare i Bambini ( e le altre citate in episodi controversi) non rispondano sul blog, con querele, con dichiarazioni, etc.
    Mi sembra strano che se ne stiano li senza prendere posizione, replicare cose negative per l’immagine delle rispettive Associazioni.

  4. Mi sembra che le Associazioni piu’ serie e con meno scheletri negli armadi abbiano replicato, vedi Consorzio Agire, Terre des Hommes e altre.
    Penso che questo sia il modo migliore per rispondere alle critiche e contribuire alla trasparenza delle Onlus a beneficio dei donatori.
    Aiutare i Bambini ha preferito minacciare improbabili querele e a mandare messaggi anonimi (ma con l’IP dell’associazione) disconnessi e insultanti. Altri, nello stile della migliore classe politica, se ne stanno zitti per non amplificare i loro guai, sperando che nessuno se ne accorga o che sia dimenticato.

  5. Caro Enrico
    a proposito di soldi spesi in Nepal ti segnalo che proprio in questi giorni, in Nepal, la Banca Mondiale sta pensando di rifinanziare uno dei progetti meno efficaci dell’ultimo decennio e fortemente segnato dalla corruzione e dalla spartizione politica, il PAF (Poverty Alleviation Fund) Basta leggere il sito, notare che le gare hanno avuto come scopo solo consulenze, traduzioni e valutazioni, leggere i report (rimasti al 2010) sull’implementazione dei progetti e c’è da ridere. O da piangere visto che si pensa d’investire altri: “The PAF II is coming to an end in September 2014. The World Bank has provided grant amounting $215 million for PAF since 2004”.
    Questi è il sito da vedere: http://www.pafnepal.org.np/

  6. Gentile Sig. Crespi,
    rimango allibito di fronte alla inesattezza delle informazioni riportate sul suo blog, che sarebbero tranquillamente passabili di querela.

    Io sono un italiano residente a Kathmandu e si da il caso che io conosca personalmente sia Luigi Porcella, di cui lei parla nell’articolo pur senza citarne il nome (ma, inspiegabilmente, inserendolo nei tag), sia entrambe le associazioni da lei citate, HELP/Nepal e la sede nepalese della Dante Alighieri.

    Senza dubbio segnalerò questo articolo sia a HELP/Nepal, sia a Dante Alighieri, sia a Aiutare i Bambini, con la speranza che lei venga querelato per le gravissime informazioni diffamatorie riportate qui e in un precedente articolo di cui parla – con evidente accanimento personale – degli stessi soggetti.

    A vantaggio invece dei lettori di questo sito, probabilmente ignari della totale mancanza di etica professionale da parte sua, riporto alcune precisazioni, così, da giornalista professionista:

    – secondo lei il Sig. Luigi Porcella avrebbe avuto “qualche problemino in Italia”: può essere più preciso? Potrebbe spiegare a cosa si riferisce, se si tratta di informazioni fondate? Perché altrimenti si tratta di diffamazione;

    – secondo lei il Sig. Luigi Porcella sarebbe “piantonato all’ospedale per una tentata truffa (permessi di lavoro in Italia) ai danni di una ventina di nepalesi.” Al momento in cui scrivo, il Sig. Porcella è uscito dall’ospedale, dove si trovava per gravissimi problemi di salute; il motivo per cui veniva “piantonato” non riguardava permessi di lavoro in Italia, ma una denuncia relativa al progetto Ciao Nepal, per la quale c’è stato un processo a fine Marzo, da cui il Sig. Porcella è risultato scagionato da tutte le accuse in quanto “il fatto non sussiste”; la denuncia, infine, non riguardava una “ventina di nepalesi”, ma tre donne nepalesi;

    – secondo lei il Sig. Luigi Porcella “Si è tenuto i soldi e anche i permessi”. Di quali soldi e di quali permessi parla? E’ evidente che lei ne sa di più del tribunale competente, perché non procede con una denuncia? In caso contrario dovrebbe avere cura di pubblicare una rettifica, perché in questo caso si tratta di diffamazione;

    – secondo lei “la moglie, Presidente della ONG Help Nepal (a proposito di trasparenza) è stata anch’essa arrestata (in questo caso per traffico di patenti false)”; la moglie del Sig. Porcella non è stata arrestata ma presa in custodia dalla polizia nepalese per una denuncia relativa alle patenti false; come penso lei sappia in quanto nepalese navigato, in Nepal la polizia prima ti preleva e poi verifica, al contrario dell’Italia;
    la signora è ritornata a casa dopo una settimana, sollevata da tutte le accuse in quanto, anche in questo caso, la denuncia è risultata infondata – in questo caso non si è nemmeno arrivati al processo;

    – è doveroso specificare, e ognuno trarrà le proprie conclusioni, che entrambe le denunce (infruttuose) sono state effettuate dalla stessa persona, ex-collaboratore di HELP/Nepal che ha un contenzioso aperto e mai risolto con la stessa;

    – lei sostiene tramite tono del tutto polemico che “la stessa ONG ricevesse ingenti finanziamenti dalla ONLUS italiana Aiutare i Bambini già conosciuta in Cambogia.”; Aiutare i Bambini sostiene da vari anni HELP/Nepal per due principali progetti: Hamro Ghar, casa di bambini di strada a Pashupati, e Hamro Mutu, dedicato ai bambini con problemi cardiaci. Che il legame tra le due associazioni abbia qualcosa di losco, come lei lascia intendere, è tutto da provare e giudicherei perlomeno poco professionale e poco etico insinuare il marcio là dove non si hanno né prove, né coscienza di cui si parla.

    Precisato tutto ciò, concludo esprimendo la mia disapprovazione per questa tipologia di articoli altamente diffamatori e dal contenuto superficiale e non verificato, e sicuramente non di prima mano.

    Nessuno di noi, e soprattutto coloro che lavorano seriamente e in un Paese difficile come il Nepal, ha bisogno di persone come lei che non si preoccupano di infagare la reputazione, il lavoro e la vita di perfetti sconosciuti per il semplice gusto di scrivere su un blog.

    L’etica è d’obbligo anche su Internet, la informo di questo fatto.

    Cordialmente
    Massimo Cardoli

  7. Caro Massimo
    premetto che di Porcella m’interessa poco, era solo un esempio di come agiscono Enti e ONG italiane.
    In merito a quanto scrive, mi sembra che Lei si lanci in affermazioni un pò bizzarre e disinformate.
    Conosco Porcella dal 2006, quando arrivò in Nepal senza un soldo e che ho aiutato allora; ho visitato, insieme ad altre persone nel 2009 la Home a Pashupatinath, il cui funzionamento ci ha lasciato perplessi; ho avuto notizie di una serie di problemi avuti a Genova in anni passati quando vendeva mobili; ho ospitato un volontario schiaffeggiato e allontanato da Help Nepal, perchè aveva espresso dubbi sull’esistenza dei progetti; a un mio amico nepalese (che gli vende il formaggio) gli deve da mesi Nrs. 60.000. Quindi la situazione e la storia la conosco bene e di primissima mano.
    Non penso che ci sia qualcosa di losco (specie nei finanziamenti di Aiutare i Bambini) in questo fiorire d’attività ma, semplicemente, che Porcella voglia sbarcare il lunario come può e non è mia intenzioni accanirmi, tant’è che non è stato citato nel post.
    Ho segnalato gli eventi perchè comparsi sui giornali nepalesi e indicati da altri commentatori del blog e danno il senso dell’approssimazione con cui si scelgono referenti da parte di enti italiani.
    In tutta sincerità, ma questa è un opinione, non ritengo che i progetti di Porcella (immaginati o reali) siano particolarmente efficaci. Così come ritengo che la sua nomina nella Dante Alighieri non sia stata molto ponderata, visto quello che è successo.
    Lei mi conferma che la signora è stata non arrestata ma “presa in custodia” (non vedo la differenza) per una settimana e mi conferma anche che il povero Luigi è stato piantonato in ospedale, fino a fine marzo (cioè dopo il post). Sono ben contento che tutto sia chiarito (vedremo il seguito) ma si tratta (trattava) di situazione poco chiare che spero siano risolte senza aver dovuto pagare i nepalesi, (donne a cui era stata fatto un corso a pagamento e promesso un lavoro in Italia come COLF), perchè ritirassero le denunce. Quindi lei conferma che non e’ stato un dipendente scontento ma una parte dei partecipanti ai corsi ritenutesi truffate.
    Ma la situazione giudiziaria di Porcella e family m’interessa poco, noi rileviamo quando qualcosa non funziona nell’assistenza internazionale e, a conferma, dei passati dubbi, proprio qualche settimana fà mi ha scritto un volontario di Padova ” Brevemente, ho iniziato questa esperienza 2 settimane fa e fin da subito ho avuto, anzi abbiamo, dato che altri giovani sono qui come me, l’impressione che le ben poche spiegazioni ricevute da Porcella non fossero sufficienti per capire cosa sia successo veramente ed in quale realtà stiamo “lavorando”.
    La buona fede nelle persone impone di fidarsi del proprio sesto senso ed è proprio per questo che le scrivo. La mancanza di chiarezza di Porcella nello spiegare avvenimenti accaduti (moglie in custodia cautelare per una settimana, permanenza in ospedale particolarmente prolungata e monitorata da loschi figuri, polizia in sede, ecc), unita a non poche perplessità sul funzionamento di questa ong..”
    In sintesi, i migliori auguri per Porcella, anche se mi sembra che fra qualità dei progetti e attività collaterali della moglie e del soggetto, la situazione permanga non brillante.
    Infine, i predicozzi se li tenga per lei e non mi parli d’etica vista la situazione descritta. E comunichi il tutto agli enti coinvolti così magari si svegliano.

  8. Gentile Sig. Crespi
    lei è certamente libero di disapprovare, ritenere poco efficaci, poco interessanti o poco coerenti i progetti di HELP/Nepal e l’attività del Sig. Porcella.

    Ciò che io critico non sono le sue opinioni in merito, che rimangono libere per chiunque, quanto l’inesattezza e la superficialità delle informazioni da lei riportate nell’articolo, la maggior parte delle quali – come si evince dalle mie precisazioni – erano non solo sommarie ma anche errate.

    Un’altra precisazione a una ennesima informazione errata in suo possesso gliela fornisco subito:
    – “donne a cui era stata fatto un corso e promesso un lavoro in Italia come COLF”; il corso di cui lei parla è quello previsto dal progetto “Ciao Nepal” che ho già citato, portato a termine per tutte le donne nepalesi coinvolte, alle quali non era stato “promesso” un lavoro, e nemmeno in Italia, bensì era stata offerta assistenza nella ricerca di un impiego in Israele, al termine del corso stesso. Tutto questo è risultato dalle carte anche in fase di processo. La denuncia riguardava proprio questa presunta “promessa” di cui anche lei erroneamente riporta qui.

    Riguardo alla sua perplessità sulla differenza tra “prendere in custodia” e “arrestare”, la metterò in termini semplici anche perché non sono un avvocato: arrestare significa essere formalmente accusati di qualcosa e finire in galera; essere presi in custodia significa essere trattenuti preventivamente in attesa di accertamenti a seguito di una denuncia (pratica che non esiste in Italia ma che in Nepal è purtroppo assai comune).

    Per concludere, “non citare” qualcuno espressamente ma sottintendere il suo nome, per poi inserirlo nei tag, è una pratica che direi si commenta da sola.

    Lei può aver avuto tutte le esperienze personali che ritiene con il Sig. Porcella e con persone a lui conosciute; non sono intervenuto per questo, bensì, ripeto, per l’inesatezza grave delle informazioni da lei riportate.

    Ci vogliono cinque minuti e un blog per diffamare qualcuno su Internet e rovinare il lavoro di tante persone; sono intervenuto per precisare che bisogna prima di tutto pensare, quindi informarsi, quindi di nuovo ponderare prima di attaccare personalmente il lavoro di altri – cosa, ripeto, passabile di denuncia.

    Per il resto può avere tutte le opinioni che ritiene.

    Buona serata
    Massimo C.

  9. Siamo entrando nella fase dei rimenamenti. C’è un contesto di attività, descritto, dalla mia risposta in cui si colloca il Porcella.
    Vi sono avvenimenti (cioè fatti) che indicano che le persone citate sono state sottoposte a inchiesta (con arresti o prese in custodia) da parte dell’autorità locali perché ritenute sospette. Che alcune donne, solo una parte ha avuto il coraggio di sporgere denuncia, hanno ritenuto di sentirsi truffate. Che siano poi per l’Italia o Israele o tutte e 2 la cosa è poco significativa. Certo è che non hanno ottenuto il lavoro promesso, magari solo a parole, e hanno sborsato somme ingenti.
    Che poi si sia corsi ai ripari pagando il ritiro della denuncia o rimborsando, chiedendo soldi ad ogni possibile fonte, questo è un altro discorso e può portare anche alla chiusura del caso.
    Poiché lo stesso (promesse non mantenute) è avvenuto per diversi volontari italiani a pagamento, la cosa lascia, comunque, perplessi.
    L’arte di arrangiarsi è una caratteristica a volte positiva, basta che non diventi istituzionale e non coinvolga con false aspettative della gente bisognosa. Questo è il succo.
    Non mi sembra che nessuno sia stato diffamato dal blog ma solo dalle sue azioni.
    Poi non capisco cosa intende, sarà che è notte tarda, quando parla di “attaccare personalmente il lavoro degli altri”. Ma quando uno fà cazzate si deve parlare dello spirito santo?

  10. Potrei chiedere al Signor Cardoli se, il Luigi Porcella genovese ed adesso in Nepal, può essere lo stesso Luigi Porcella, genovese, implicato in una truffa con la FINABANCO negli anni ’80, “Nel giugno 1981, a causa di una complessa truffa a livello internazionale, nella quale pare che il signor Porcella avesse svolto un ruolo di primo piano, il predetto, insieme ad altre persone, veniva arrestato su mandato della magistratura genovese.”
    Come risulta da una interrogazione alla Camera dei deputati e in cui anch’io ci ho rimesso un gruzzoletto.(http://www.camera.it/_dati/leg09/lavori/Bollet/19831020_00_03.pdf)”

  11. Il Signor Cardoli (forse nome d’arte) è sparito. Rispondo io a Fra, prendendo dalla visura camerale l’azienda a cui si riferisce l’interrogazione parlamentare citata e sottoposta a procedimento giudiziario come indicato nella stessa:
    Finabanco Italiana di Porcella Luigi (d’allora residente a Manila)
    Dichiarata fallita in data: 22\1\1992
    CF PRCLGU52A01E488X
    Per amor di precisione e per specificare quanto dal Sig. Cardoli richiesto nel suo commento relativamente “ai problemini in Italia”, cordialmente
    Stefano

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