Nepal: gira male per gli ex-guerriglieri maoisti

generale katuwalIl generalone Rookmangud Katawal, gran capo del Nepal Army (NA) è intervenuto nel pasticccio politico nepalese, ribadendo alcuni concetti: l’esercito contrasterà ogni tipo di dittatura (riferendosi ai maoisti) e manterrà la sua autonomia, cioè proseguirà gli arruolamenti secondo i suoi criteri che escludono l’inserimento di ” elementi politicizzati e impreparati” cioè gli ex-guerriglieri maoisti . Si apre un serio contrasto con gli esponenti maoisti al governo che chiedono l’integrazione e, dunque, l’ennesima, crisi. Gli altri partiti della coalizione e l’opposizione appoggiano il generale e strumentalizzano (come nel caso di Pashupatinath) le continue disavventure dei maoisti. Non penso che, come alcuni dicono, via sia un piano dei maoisti d’instaurare una dittatura proletaria (fuori dal contesto internazionale e dalla storia) ma sia, più, semplicemente l’incapacità dei dirigenti di gestire la complessità del governo e la paura di  scontentare i tanti esclusi a cui avevano elargito speranze, personali e collettive.
Il caso è  l’integrazione\riabilitazione dell’esercito maoista (PLA-People Liberation Army) in cui nessuno è d’accordo sulle modalità. Anche all’interno dei maoisti vi sono opinioni diverse: i duri e puri  (ed esclusi dal potere) e i dirigenti al governo. C’è chi parla di un integrazione totale e forzata nell’esercito regolare, chi di una parziale integrazione, chi della creazione di nuovi (e inutili) corpi di polizia. L’esercito ha 90.000 uomini e i vari corpi di polizia 75.000, già troppi per il bilancio nepalese.
La questione s’innesta nella curiosa situazione in cui il ministro della difesa, il maoista Ram Bahadur Thapa (i Thapa sono una delle più importanti famiglie dell’aristocrazia nepalese), comanda sull’esercito contro cui ha combattuto fino a due anni orsono. Gli stessi guerriglieri, prima d’impantanarsi nell’inedia dei campi in cui sono stati rinchiusi in attesa di soluzioni, si consideravano i guerrieri vittoriosi a cui spettava una parte di bottino (lavoro e potere).
Dall’altra parte, l’esercito regolare considera i maoisti una banda d’incapaci straccioni, impreparati che rischiano di disintegrare l’immagine internazionale e le prebende e gli onori che arrivano dalle partecipazione alle peace keeping operations delle NU.
La NA rimane l’unica istituzione funzionante nel paese nonchè un potente centro di potere (e di spesa). Durante il conflitto si guadagnò una certa autonomia disubbidiendo nel 2001 al primo ministro Koirala, rifiutandosi di combattere contro i maoisti. Quando, poi, l’esercito intervenne si comportò come tutti gli eserciti del mondo, evitando il più possibile gli scontri diretti con i guerriglieri e sparando ai contadini, fattori che permisero la vittoria dei maoisti. La brutta figura militare fu rimediata nell’aprile 2006, quando l’allora Royal Nepal Army non partecipò al tentativo di repressione della rivoluzione, forzando Re Gyanendra al ritiro.
La pacificazione sta cancellando, come accade ovunque, i crimini commessi dai due eserciti, spesso su inermi contadini (uccisi o scomparsi) e poi spacciati per guerriglieri o spie. Su questi delitti si è già giunti a un tacito accordo (malgrado le proteste delle famiglie delle vittime) con una sanatoria che consentirà alla  NA di salvare la forma e continuare ad operare nelle  peace keeping operations con le Nazioni Unite e, ai guerriglieri accusati, di scampare processi e carcere .
Siccome in Nepal (come nel resto del mondo), tutto s’aggiusta fra i diversi potentati, la mia previsione è che cederà, come è sempre avvenuto in questi mesi, il Governo e chi rimarrà fregato sarà la maggioranza degli 20.000 ex-combattenti che riceveranno qualche forma di liquidazione dai donatori internazionali; le risorse economiche per trovargli soluzione alternative stile “lavori socialmente utili” non ci sono.PLA maoisti nepal
Sembra quasi che vi sia un disegno per farli sloggiare, poco a poco, dai 30 campi sparsi per il Nepal. Alcuni sono già scappati per le difficili condizioni igienico-sanitarie, la penuria di cibo e la fine dei soldi per gli stipendi donati dalla World Bank (anche questo è curioso) che ammontavano a ben euro 33.5 milioni. Altri 10.000 non sono stati riconosciuti come combattenti e hanno perso così le speranze di un occupazione.

La gestione di questo pasticcio è stata affidata a una ennesima nuova organizzazione delle Nazioni Unite chiamate UNMIN (United Nation Mission in Nepal) che ha speso somme enormi , impiegando migliaia di persone, elicotteri ed aerei per complicare la smilitarizzazione dell’esercito maoista  e porre le basi per una futura tragedia umanitaria e sociale. The UNMIN obviously wants to see the completion of the technical bits (no matter how poorly enforced in practice). The UN desperately needs a morale booster in terms of peace building. It failed almost everywhere (cynics say even in Nepal) and its chief aim is to somehow show the world that Nepal is a success story, scrivono i giornali nepalesi. Come scritto in altro post l’amico Roijt è tornato da uno dei campi nel Rukum (remoto Nepal nord-occidentale) e ha raccontato che i maoisti sono al freddo, con poco cibo e non ricevano la paga da 13 mesi. La paga era di  Rs. 3000 mensili (euro 30) più un sussidio alimentare giornaliero di Rs. 60 (euro0,6).
The government has forgotten us,” aveva già dichiarato, Parwana, il comandante della 1° Divisione quando il suo campo nel distretto di Chulachuli (Nepal orientale) fu devastato dalle piogge del monsone e dovettero chiedere rifugio e cibo nei villaggi vicini anche per 100 donne e bambini. In agosto 300 persone nel campo di Dasarathpur (Surkhet) hanno contratto l’Hepatite ‘B’ ; e nel campo di Badaipur (Kailali),malgrado le promesse di medicine e dottori, gran parte dei rifugiati ha diarrea e malattie respiratorie.
Quel gran somaro di Ian Martin (capo dell’UNMIN) già visitò i campi e dichiarò After close inspection of the temporary camps, Ian Martin, the head of the UN team, recently said that he is not satisfied (16\10\2007), ma come sempre per le NU è importante parlare dei problemi e scappare dalle soluzioni.
Il fallimento gestionale e politico dell’UNMIN (e delle altre decine di agenzie che si sono occupate della smilitarizzazione (OCHA, UNDP, UNCHR, etc.) sta provocando immensi danni collaterali.
Parte degli ex-combattenti che fuggono dai campi, spesso armata, disperata e con la testa del guerrigliero,  và a rinforzare le decine di gruppi politico-malavitosi che stanno bloccando la vita economica e sociale del Terai, le bande criminali che trafficano ai confini e i delinquenti di Kathmandu.
Il fallimento dell’integrazione nella vita sociale degli ex-combattenti è una delle cause principali dell’instabilità complessiva del paese e lo sarà ancora di più in futuro.
Nel 1994, il Sud Africa, senza tante chiacchiere e enti inutili, riuscì ad integrare (in una situazione ben più grave) 15.000 guerriglieri dell’ANC nell’esercito regolare al comando del generale bianco Georg Meiring
Intanto, in attesa d’improbabili soluzioni, il 12 febbraio si celebra il 13° anniversario della Guerra Popolare.

9 risposte a “Nepal: gira male per gli ex-guerriglieri maoisti

  1. Enrico, guarda che anche se adesso sono al governo, i maoisti continuano con le estorsioni, i rapimenti, le uccisioni, tranquillamente. A me personalmente hanno tentato di rubare il ristorante, in settembre, dichiarandomi che lo “prendevano” loro e che, senza naturalmente parlare di rifonderci le spese, ci avrebbero sostituiti nella gestione. Cacciando i nostri ragazzi e mettendo i loro. Sono dei delinquenti comuni. E del paese se ne fregano.
    Niki

  2. Ciao Niki,
    mi sembra che ci sia un generale problema d’impunità e di mancanza di legge in Nepal a causa di un governo assolutamente incapace di governare, diviso al suo interno.
    Per governare bisogna fare scelte e i maoisti al governo non vogliono farle per non scontentare la base che pretende, anche con la violenza, maggior potere,
    Oltre a ciò lasciare 20.000 ex-combattenti senza opportunità a languire nei campi da due anni non può che produrre ulteriore violenza e criminalità, come in effetti sta avvendendo.
    Ricordiamo però che in Nepal il 40% del budget dello stato è fornito dai donatori internazionali che dovrebbero esercitare pressione e indurre alla buona governance e attivare iniziative volte a risolvere la situazione e non a peggiorare le cose (vedi UNMIN)

  3. che ingiustizia. Perchè? perchè? Perchè ci si dovrebbe occupare degli ex combatteenti? Hanno fatto delle atrocità indicibili…indicibili. I miei amici nepalesi mi hanno raccontato di crudeltà senza pari.
    Gli aiuti dovrebbero andare a chi ne ha bisogno.
    Continuo a chiedermi come sia stato possibile arrivare a questo. Anche noi italiani nel corso della storia siamo stati ingenui e speranzosi nella possibilità di un miglioramento ma così……….così………
    Eppure i nepalesi sanno essere anche svegli.
    Perchè tutto questo?
    A volte mi chiedo se non sarebbe meglio rimpiangere il “buon” vecchio re
    Per queste domande non ho una risposta

  4. In effetti il Nepal è, come previsto, piombato in una fase d’ crecente instabilità in cui tutti i porblemi (ex-guerriglieri, elettriciyà, costituzione, enti locali, etc.) sono rimandati per la competizione fra i vari partiti che formano il governo. Il secondo partito (UML-comunisti moderati) si sta sganciando dalla coalizione, i partiti del Terai stanno riavvicinandosi al Congresso (che fa una durissima opposizione). Insomma, come predetto nel post “il ciclo politico” il paese non è gestito e con i primi caldi si rischia una crisi pericolosa, cioè i maoisti sbattuti all’opposizione.
    Questo possibile avvenimento, insieme alla mancata soluzione della questione degli ex-guerriglieri (oltre 20.000 persone) rischia di riprodurre una situazione di nuovo conflitto.

  5. Purtroppo questo è ciò che accade quando i fondamentalisti assumono il potere invece di essere confinati alla “spazzatura della storia”, come diceva qualcuno. Che nel XXI secolo il maoismo reloaded si ritrovi al governo di una nazione è di per sé uno scandalo che si sarebbe dovuto prevenire, indipendentemente dalle ragioni interne che possano aver prodotto questa situazione.

    Saluti.

    Enzo Reale
    1972.splinder.com
    asiaedintorni.blogosfere.it

  6. Sai Enzo, penso che in Nepal più che il fondamentalismo regni la disperazione durante il conflitto e adesso. Nel mio post “Nepal, Prachanda c’è riuscito”, scritto al momento dell’insediamento del governo, ho cercato di raccontare il fenomeno maoista che naque, in sintesi, dall’assoluta mancanza di opportunità e speranze (se non la migrazione) per i giovani nepalesi.
    Dal 1990, con il multipartitismo, il paese non è stato più governato, politici e istituzioni si sono insabbiate nella spartizione di denaro e posti con conseguenti lotte per la spartizione. L’80% del Nepal, quello dei villaggi, non ha visto che le briciole dei miliardi di euro buttati in Nepal dalla cooperazione internazionale (30% del PIL).
    I maoisti hanno rappresentato il cambiamento da una soluzione insostenibile. Come già scritto, appena hanno assaggiato la torta, hanno dimostrato che il potere annulla ogni buona intenzione e che pochi al mondo sono in grado di gestirlo per l’interesse comune.

  7. Enrico, permettimi.
    Tutti i mostri totalitari del XX secolo si può dire che abbiano trovato giustificazione nella “mancanza di opportunità e di speranze” di ampi settori della società: vale per il comunismo in Russia, in Cina, a Cuba, in Cambogia, vale persino per il nazismo in Germania. Qualcuno utilizza questa formula anche quando parla di integralismo islamico. Voglio dire che le risposte a situazioni di disagio anche accentuate sono potenzialmente molte e diverse e che si debba sempre ricadere negli stessi errori, cioè rispondere alla disperazione con un’ideologia assolutista che si presenta alle masse come l’unico “cambiamento” possibile, è a questo punto della storia tanto incredibile quanto sconfortante.

    Continua il tuo buon lavoro.

    Saluti.

    Enzo
    1972.splinder.com
    asiaedintorni.blogosfere.it

  8. Ciao Enzo
    discorso enorme il tuo. Io penso che la disperazione è stata spesso strumentalizzata (e aizzata) da uomini e gruppi politici e religiosi (musulmani, hinduisti, cristiani) per il desiderio di potere (personale o, nei casi dei pazzi, della propria ideologia).
    Nel caso del Nepal non vi è, a mio avviso, nessun rischio totalitario ma solo quello dell’anarchia e del fallimento dello stato. “A failed state is a state whose central government is so weak or ineffective that it has little practical control over much of its territory; non-provision of public services; widespread corruption and criminality; refugees and involuntary movement of populations; and sharp economic decline” questa è la formula che si applica precisamente al Nepal. Per la gente comune i problemi non sono quelli della paura di una dittatura ma che criminalita (politico\comune), mancanza di elettricità, continui chakka jam (scioperi con blocco totale), inflazione al 15%, fuga dei capitali, impunità renda la loro vita e il loro lavoro impossibile.

  9. forse i nepalesi sono ancora in tempo per prire gli occhi…forse la disperazione pssata e la scelt che ne é conseguita possono non essere definitive….forse possono scegliere ancora, cambire….scegliere,lottare….
    i want be busy man í wantchange my country. queste sono le parole che ogni 2 o tre giorni i giovani nepalesi mi scrivono. disperati ma fiduciosi. consapevoli e impegnati. possono mancare soldi, puó mancare elettricitá e lavoro…ma la speranza non muore. E io dico sempre loro di crederci, di crederenelle loro possibilitá , nel cuore della loro grande gente, nella loro bontá e, perché no, anche nellaloro dolce ingenuiitá (a volte).
    Forza allora, giovani e meno giovani.

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