Nepal, wikileaks & salsa

Ore di luce elettrica calanti (6 ore al giorno senza luce), aumento dei prezzi del petrolio a causa dei crescenti consumi (generatori) e del costo della materia prima, oltre 100.000 giovani che hanno abbandonato il paese per cercare fortuna all’estero (+34% negli ultimi quattro mesi rispetto al 2009). Kathmandu torna Darkmandu, e la politica è sempre ferma. I congressi dei due maggiori partiti (Congresso e Maoisti) hanno visto aprirsi divisioni interne, gran dibattiti sui massimi sistemi ma nessuna decisione pratica. Il Primo Ministro sfiduciato da un semestre e leader del terzo partito se ne è andato in giro per il mondo. La costituzione, il nuovo sistema elettorale, un nuovo leader del governo non sembrano importare più a nessuno.

Il Paese si trascina, faticosamente, avanti. Sembra, di leggere, le cronache politiche italiane. Ogni tanto, davanti al simbolo del potere politico, la bianca facciata mezza liberty del Singh Durbar s’agitano taxisti, studenti, insegnanti, montanari per chiedere che si faccia qualcosa. Dietro i colonnati, ci sono i palazzi del potere, molti ministeri, uno degli uffici del Primo Ministro. Distanti dalla gente comune come i costruttori del Palazzo, i principi autocrati Rana (che governarono dispoticamente il Nepal fino ai primi anni ’60). “Naufragati nel verde, si stagliano con la mole candida contro la massa dei quartieri poveri” scriveva dei villoni dei prinicipi ancor oggi visibili nella città, Giuseppe Tucci in uno dei suoi viaggi negli anni ’30. “Si passa da salone a salone, grandi come piazze d’armi, scintillanti di marmi e cristalli e mobili colorati che a una persona di buon gusto fanno venire il mal di mare.”. Molto è cambiato da allora, le palazzine dietro la facciata sono decadenti, i ministeri un po’ diroccati, il potere è sempre distante ma nascosto non più dietro cristalli e marmi, ma dietro un infrangibile muro di gomma.

L’unico evento che scuote, senza costrutto, il magma politico è Wikileaks con i suoi “cables”. In uno sembrerebbe che il governo indiano abbia finanziato i maoisti nepalesi per contrastare il nazionalismo della monarchia. Parlando dei finanziamenti ai Talebani per indurli a impigrirsi. Parla Nirupama Rao (ministro degli esteri),  riferisce l’ambasciatore USA a Delhi Timothy J. Roemer: She observed that it had failed to bring in the Maoists in Nepal and was likely to fail for similar reasons in Afghanistan.  Pronte le smentite dei maoisti nepalesi, ma di questa ipotesi già si parlava.

La gente un po’ disperata si rimpiange il sovrano e, forse, qualcuno anche i Principi Rana del vecchio Singh Durbar. L’ex capo delle Forze armate, il generalone Katawal (inviso ai maoisti e sospettato di un tentativo di colpo di stato morbido) si muove per riunire gli scontenti, in vista di future elezioni (personaggio da seguire).

Fra buio e mancanza di prospettive non resta che divertirsi ed ecco che a Kathmandu scoppia la palla della Salsa. Qualche anno fa s’aprì, fra lo scetticismo, una Salsa Academy vicino al supermercato di Bhatbeni. I nepalesi sono timidi. Poi l’esplosione e l’arrivo di alcuni famosi ballerini spagnoli, un festival nazionale di danza a Pokhara. Oggi l’Accademia si è espansa e dai primi due fondatori (un ragazzo nepalese e un ragazza francese, oggi conta oltre 10 istruttori. Che insegnano a qualche migliaio di aspiranti ballerini.

Una risposta a “Nepal, wikileaks & salsa

  1. Ciao Enrico
    ti scrivo dal Terai dove avevamo lavorato insieme, da Saptari. C’è una mezza rivolta dei contadini perchè non sono più disponibili i semi a prezzi calmerati forniti dall’agenzia governativa. Ora è il periodo della semina. E’ una cosa incredibile, forse una truffa, forse sono stati rivenduti. Fatto sta che 40 Kg di semenza costano sul libero mercato Nrs. 2900, mentre dovrebbero essere venduti a Nrs. 1600. L’Agenzia incaricata della distribuzione (National Seasonal Seeds Company Limited) è finanziata, per questa attività, dai donatori internazionali. Ma dove sono finiti i semi?

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